Era un venerdì come tutti gli altri e avevo appena finito le lezioni quando presi la metro per raggiungere l'Abbazia. Per fortuna non pioveva, ma non c'era neanche il sole: solamente un cielo vitreo, di un colore indefinito, con nuvole bianche e soffici che si dipingevano tutt'attorno. Il traffico era abbastanza fluido, e in poco raggiunsi Westminster.
Visto che ormai conoscevo bene sia il custode che tutto il personale potevo entrare senza problemi.
Con calma mi diressi alla panchina libera più vicina e mi sedetti con grazia, riavviando la gonna della divisa e lisciandone le pieghe.
Quello era sicuramente il posto che mi infondeva più tranquillità in assoluto.
Sapevo bene che ormai con Dio non avevo più molto a che fare ed era impossibile sperare in un suo perdono. Non avevo mai capito perché Dio fosse così ben disposto a concederlo agli esseri umani piuttosto che agli angeli pentiti. Agli uomini bastava confessarsi, chiedere perdono e... puff! Era tutto risolto, Dio li accoglieva a braccia aperte nei regni dei cieli come se niente fosse mai successo.
Forse Dio amava più gli esseri umani che noi angeli? Noi che gli eravamo così vicini nell'alto dei cieli?
Scossi la testa come per scacciare via ciò che avevo appena pensato e posai la mia attenzione sulla grande vetrata da cui traspariva una luce fredda e opaca.
Ma infondo io amavo ancora Dio, dal più profondo del cuore. E se mi avesse perdonata non so se ci avrei pensato più di una volta a tornare tra i cieli. Erano passati ormai parecchi anni da quando ero caduta sulla Terra, ma molte delle emozioni che andavo cercando ancora non le avevo provate. Potevo ancora solo immaginare cosa fosse la vera amicizia e il vero amore.
D'un tratto mi ricordai che avevo con me il libro che stavo leggendo,
Orgoglio e Pregiudizio, e lo tirai fuori dalla mia cartella per poi iniziare a sfogliarlo con gusto. Leggere era sicuramente una delle mie attività preferite e farlo in un posto dove c'era una tale tranquillità era un sollievo.